domani Giulia, la mia figlia maggiore, va a vivere con il moroso... hanno trovato un appartamento, oggi ha portato lì gran parte delle sue cose e domani sera sarà lì con lui.
non riesco a capacitarmi del fatto che è ormai grande, che sta cominciando la sua vita lontana da me, da noi. mi sembra che stia facendo tutto alla chetichella, senza cerimonie, senza clamori. ma non so se lo fa perché non li vuole o perché non è convinta...
ma stasera dormirà qui per l'ultima volta. forse.
oh, sì, sono un po' perplessa, non sono del tutto convinta che durerà, mi sembra che voglia solo provare a giocare a mamma casetta... ma non so mai se penso così per quello che ho passato con suo padre o se sono obiettiva.
mah, intanto la perdo un po'. e se la cosa non mi fa tanto soffrire è perché continuo a pensare che non è vera e sto rimandando il momento in cui me ne renderò conto.
quasi quasi domani le dico di ripensarci...
ma poi mi torna in mente la poesia di Gibran...
I vostri figli non sono vostri figli. Sono figli e figlie del desiderio ardente che la Vita ha per se stessa. Essi vengono per mezzo di voi, ma non da voi. E benché siano con voi, non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i loro pensieri. Potete dar alloggio ai loro corpi, ma non alle loro anime, poiché le anime dimorano nella casa del domani, che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni. Potete sforzarvi di essere come loro: non cercate però di renderli come voi. La vita, infatti, non torna indietro né indugia sul passato. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli come frecce viventi son lanciati. L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi piega con la sua potenza perché le sue frecce volino veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere; poiché come egli ama la freccia che vola così ama pure l’arco che è ben saldo.