martedì 30 giugno 2009

ma che pasticcio, mary star!

e vabbè, oggi mi tocca scrivere doppio... ma sfogliando la rassegna stampa della flc cgil mi sono imbattuta in qualche notizia veramente sconvolgente, a tratti allucinante.
cominciando dalle notizie per gli addetti ai lavori, si parla di graduatorie e nomine , confermando un sospetto che mi era venuto, avendo dovuto aspettare fino al 26 giugno prima di sapere che non ero stata trasferita. ci sono ritardi su tutte le procedure e questo farà davvero slittare le nomine dei precari quasi a natale. vero è che ce ne saranno pochini, di precari da nominare... un pochini saranno licenziati, un pochini non riusciranno nemmeno a fare le domande ai presidi, gli insegnanti di inglese saranno di meno, tanto sono comunque troppi e bisogna sfoltirli, no? e allora diamoci dentro, soprattutto al sud.
in compenso la spesa per la pubblica istruzione aumenterà per via di tutti i bocciati con i quali la nostra mary star si riempie la bocca in tutti i momenti, inneggiando al rigore e alla meritocrazia...
mah, non so che dire, ma mi sembra un gran brutto pasticcio. posso solo citare Bok: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza” .

fair play

non capisco perché Napolitano dica che prima del G8 bisogna avere una tregua nelle polemiche... e non capisco nemmeno perché Schifani la muffa, dopo il disastro di Viareggio dica che non è il momento delle polemiche. ma se non ora, quando?
quand'è che si può parlare della situazione delle ferrovie e dei treni italiani? quando va tutto bene e nessuno se ne ricorda più?
quand'è che si può parlare delle cretinate di bellachioma, se non ora che ci saranno anche dei giornalisti che non sono nel suo libro paga, ad assistere al circo?

like a cornered rat

in famiglia (beh, io e i miei figli, insomma, il mio branco senza maschio alfa) viviamo un po' in simbiosi, un po' troppo, forse. tutti ci accorgiamo empaticamente degli umori dell'altro e non riusciamo a fregarcene. vogliamo sapere che c'è, perchè uno ha il muso, perchè non sorride.
mi sembra naturale che una madre legga nell'animo dei suoi figli come in un libro aperto , ma che succeda il contrario è un po' più insolito.
l'altro giorno Nichi "ha sentito" che ero in ansia e mi ha chiesto cos'avevo. d'impulso il mio malessere si è svelato nelle mie parole: mi sento in trappola. non mi ero resa conto di sentirmi così, la frase mi è venuta spontanea, quelle cose che dici senza pensare, quelle parole che escono da sole e che vorresti subito riprendere, non averle mai dette. cosa sto dicendo? perché in trappola? e cosa vado a dire a mia figlia che ha già i suoi problemi? ma ormai erano lì, quelle parole e ho dovuto spiegarle, perché Nichi ha la testa dura, e poi studia psicologia...
così mi sono resa conto che è vero: mi sento proprio in trappola, chiusa in un angolo senza possibilità di fuga, senza prospettive di cambiamento.

il principio del terzo escluso (o della terza esclusa, fate voi)

anni fa, dopo aver scoperto che eravamo in tre, nel mio matrimonio, passai giorni e giorni ad interrogarmi su cosa dovevo fare. piangevo, generalmente. e siccome non potevo farlo a casa, mi capitava di farlo in macchina, andando e tornando da scuola. non so come ho fatto ad uscirne viva... pensavo a tutti gli anni che avevamo passato assieme, a tutto quello che avevamo fatto, ai giorni buoni e a quelli cattivi e non sapevo cosa fare. alla fine tentai di risolvere tutto come se fosse un problema di matematica. questo è quello che c'è, questo è quello che so, queste sono le soluzioni: o con me o con lei. tertium non datur.
questo è ciò che gli dissi: o con me o con lei. non ci sono altre possibilità, non hai altre scelte.
e lui scelse.
sono sempre stata convinta di aver fatto la cosa giusta: forse avrei potuto perdonare, anche se non avrei mai dimenticato, forse avrei potuto discutere ancora, forse avrei potuto sacrificare la mia vita per i figli, chiudere gli occhi... non so. non credo che avrei accettato che la stuazione continuasse nella menzogna, non avrei potuto. e ho sempre ringraziato la logica. fino allo scorso marzo.
sì, perché al corso di perfezionamento, ho scoperto che esiste la logica intuizionista, che non ammette il principio del terzo escluso.
neanche della matematica mi posso più fidare. e ora ci devo anche fare la tesina.

mercoledì 24 giugno 2009

alziamoci e parliamo

ci sono degli insegnanti che lasciano il segno. alcuni no, te li dimentichi perché erano piatti, entravano, facevano la loro lezione con poca passione, uscivano, e in classe era come se non ci fosse stato nessuno. oppure, anche se non si parlava di altro che della loro materia, sentivi, a pelle, che quello che avevano dentro non era sulla tua lunghezza d'onda, che avevano poco da darti oltre a qualche spiegazione e i compiti per casa.
ma ce ne sono altri che restano con te anche dopo anni, dei quali ricordi i pensieri con i quali intercalavano le spiegazioni. non ti hanno insegnato solo la loro materia, ma anche, almeno un poco, a vivere, a pensare. e ti hanno fatto diventare quello che sei.
il mio professore di inglese del liceo era tremendo. ci faceva fare i compiti in traduzione simultanea: lui dettava in italiano e noi dovevamo scrivere in inglese. 20 minuti un compito e gli avanzava anche tempo per spiegare o interrogare. non abbiamo usato il dizionario fino alla fine della seconda quando ci concesse, dopo le nostre insistenze, di usarlo in un compito. prendemmo tutti 4 perché, cercando le parole più adatte, finimmo per fare un casino bestiale con la grammatica. o imparavi l'inglese o morivi. sono sopravvissuta.
durante la lezione fumava almeno un paio di sigarette (allora, anni '70, si poteva), buttando la cenere nel cassetto della cattedra e ogni tanto gli prendevano degli accessi di tosse che temevamo restasse lì senza più fiato. ci raccontava di aver conosciuto JFK e gli brillavano gli occhi. credo che, dopo mio padre, sia stato l'uomo più importante per la mia educazione.
ricordo che un giorno ci disse che ogni tanto, alla sera, si fermava a tirare le somme di quello che aveva fatto perché così capiva meglio se aveva agito per il bene o no, se aveva fatto qualcosa di buono o no, perché non si deve vivere senza pensarci.
e poi un giorno ci fu una manifestazione a scuola, dei cartelloni un po' troppo sopra le righe, non ricordo bene, ma era qualcosa che non condividevamo ma subivamo, poveri alunni di seconda nel 1969 pieno di bufere. lui entrò in classe e ci chiese: ma siete d'accordo, voi? e noi rispondemmo, sinceramente, che non lo eravamo. e perché non lo dite? ma siamo piccoli, siamo in seconda, nessuno ci dà retta... male, perché quando si tace è come se si fosse d'accordo con quello che dicono gli altri. se non la pensate come loro e state zitti è come se gli deste ragione. se non la pensate come loro dovete dirlo o sarete responsabili delle loro parole, come se fossero le vostre.
ecco, quella fu un'illuminazione.
non posso dire di aver sempre seguito il suo consiglio, negli anni, anche se spesso, come tutti i timidi, mi costringo a fare le cose che mi terrorizzano di più (a parte muovermi da casa) e quindi sono una che dice sempre quello che pensa, ma non sempre lo dice.
se da una parte sento il bisogno di esprimere il mio disaccordo, dall'altra ci sono anni di educazione al rispetto delle convenienze (all'ipocrisia?) che mi frenano. col tempo però ho imparato anche a pensare: ecchissenefrega? cosa cambia se parlo? perché devo tacere? se ho un problema con quello che pensano gli altri, perché non posso dirlo? di' la verità, diventerà il problema dell'altra persona, diceva il grande Michael.
quindi sì, scorfy, dovremmo andare in mezzo al paese e urlarlo forte, il nostro dissenso. e che ne so, forse condirlo con qualche mi consenta, con qualche sono radicato sul territorio, anche con qualche vaffanculo, perchè no, se pensano che parliamo troppo bene. ma dovremmo parlare. perché scrivere solo qui, nei blog, su fb, per quanto sia diventato il mio gancio col mondo, comincia a non bastarmi più.

lunedì 22 giugno 2009

il signore dei bidelli

trovo che questo articolo sia da leggere assolutamente. e da condividere in pieno.
e a proposito di valutazione, credo che per avere una valutazione estremamente obiettiva ed efficace su noi insegnanti basterebbe chiedere ai "bidelli".

domenica 21 giugno 2009

domenica, maledetta domenica parte seconda

sarà perché la tresca dell'ex lo scoperta proprio facendo le pulizie, sarà perché la spalla mi fa male e tutti i miei tendini a pezzettini gridano vendetta, sarà perché onestamente avrei altro da fare... le pulizie proprio mi rompono. cerco di pensare allo spazzino di Momo che per non perdersi d'animo davanti a tutte le strade della città da spazzare pensa: "un metro quadro alla volta, penso che devo pulire un metro quadro e quando ho finito quello penso ad un altro metro quadro, e così arriva sera ed ho pulito tutta la città" ma non mi aiuta molto...
e poi fosse solo una questione di passare l'aspirapolvere e il mocio... ma tutto quello che c'è da raccogliere per terra!

domenica, maledetta domenica

fai le pulizie e poi mettiti a stirare... fai le pulizie e poi mettiti a stirare... fai le pulizie e poi mettiti a stirare...
niente. provo a ripetermelo come un mantra, ma non mi viene proprio nessuna voglia...

invalid INVALSI

sono un po' in imbarazzo nel farlo, ma credo che questa storia vada comunque raccontata.
il 18 giugno si è svolta la prova nazionale di italiano e matematica, per tutti gli studenti di terza media, prova fornita direttamente dall'INVALSI per tutto il territorio nazionale. una prova analoga era stata data anche l'anno scorso, ma in via un po' sperimentale, lasciando libere le commissioni di valutarla o meno ai fini del voto dell'esame. quest'anno la cosa si è fatta un po' più seria: il punteggio della prova (determinato da un'apposita griglia che il ministero, bontà sua, questa volta ha fornito) verrà trasmesso anche all'INVALSI ed concorrerà alla valutazione finale. gli insegnanti temono che serva a valutare gli apprendimenti, la scuola e, di riflesso, loro stessi. e sono entrati un po' nel panico. già l'anno scorso pare che ci sia stato qualche aiutino in qualche scuola, per rassicurare gli studenti, per non fare brutta figura... chissà. quest'anno le cose non sembra siano cambiate, almeno a sentire i miei colleghi.

...da mia moglie la dirigente ha ordinato di dettare le risposte (naturalmente lo ha fatto in modo velato, dando ufficialmente l'impressione di voler evitare i sotterfugi, ma condendo il tutto con tanti ma che si capiva benissimo quello che voleva) e così si è fatto, naturalmente sempre con tatto.

...una ragazzina intervistata a Radio3 è uscita molto emozionata e soddisfatta dalla prova dicendo che comunque gli insegnanti non li hanno lasciati soli nelle difficoltà.

...Se si ventila l'idea - e l'dea è ventilata - che i finanziamenti alle scuole siano collegati a tali prove di verifica il problema è serio. Occorre svincolare le questioni di una rilevazione oggettiva (sacrosanta) da quella più generale del suo uso.

...ieri ho trascorso un torrido pomeriggio a ripetere 1742 volte A, B, B, C, D, A, D, Ancona, Domodossola, Como, Bologna, Bologna, Ancona, 0, 1, 2, Domodossola, .... alla mia collega di lettere che anneriva pallini su apposite schede predisposte dall'INVALSI per la raccolta dei dati (per la verità, abbiamo fatto a turno ad annerire perché dopo un po' i pallini tendevano ad assumere vita propria e ballavano festosi, beati loro, sulla scheda!)

questi sono alcuni commenti da varie mail, altri, riguardanti prevalentemente la prova di matematica, si trovano qui.
un mio collega con il quale sono sempre particolarmente in sintonia, scrive:

Quindi siamo a questo.
Le prove proposte dall'insegnante medesimo si fanno seriamente e gli studenti hanno paura, anche se nessuno boccia. Invece le prove che giungono da Roma, qualunque siano, fanno paura più che altro ad insegnanti e presidi. Tutti uniti contro la minaccia, si copi e si detti. Ha del miracoloso la spontaneità dell'alleanza suscitata in simili occasioni dal pericolo esterno.
Pazienza se così si compromette proprio la principale funzione di questa prova: comparare i risultati nelle proprie classi con riferimenti locali e nazionali, favorire l'autovalutazione delle scuole...
Il dubbio è: meglio disporre di informazioni statistiche distorte, potenzialmente fuorvianti (non accidentalmente o uniformemente, ma in maniera sistematica e contraria agli esiti in condizioni corrette: la probabilità di comportamenti fraudolenti è ovviamente negativamente correlata alla qualità dell'insegnante), oppure meglio non averne affatto (perlomeno non costa nulla, né per costruire e somministrare la prova, né per cercare di scorporare a posteriori gli effetti da "teacher cheating" o l'omissione di vigilanza)?
insomma abbiamo un problema.
no, non so affatto come risolverlo. ma mi vengono in mente alcune cosette.
primo: odio le verifiche a crocette, saranno anche facili da correggere, molto obiettive, ma sono sterili. e a volte ho l'impressione che stiamo allevando una generazione che saprà solo fare crocette. secondo: l'idea di valutare le scuole attraverso prove di questo tipo (e magari fornire finanziamenti im maniera proporzionale alla buona performance degli alunni) mi sembra estremamente stupida. il lavoro che si fa è molto più complesso e inoltre senza confrontare situazioni in ingresso con situazioni in uscita, non si capisce nulla. terzo: qualche paese (inghilterra e USA, se non sbaglio) ha già provato procedure di questo tipo e sta tornando sui suoi passi... non vedo perché la nostra esterofilia ci deve far copiare sempre le cose mal riuscite.
ma resta il fatto che di valutazione si deve parlare e che dobbiamo trovare un modo per essere valutati, noi e le nostre scuole.

sabato 20 giugno 2009

fregato per un pelo?

ma vuoi vedere che dove non sono riusciti il conflitto di interesse, i processi, glli stallieri mafiosi, le speculazioni, gli avvocati deputati... alla fine potranno gli scandaletti anche piuttosto miseri di un vecchio sporcaccione che pretende ancora di scopare come un riccio?
se ne andrà per colpa di troppe belle ragazze e non perché è un insulto alla legalità che stia lì?

venerdì 19 giugno 2009

come ce la raccontano

i soliti giornalisti che scrivono i loro articoli accontentandosi di leggere frettolosamente i comunicati stampa hanno completamente sbagliato ad interpretare i risultati dello studio OCSE (che oggi alla tv ho sentito perfino pronunciare alla francese, senza le E finale) TALIS.
prima di tutto non hanno capito che il questionario era stato rivolto agli insegnanti e riguardava le loro condizioni di lavoro. e poi non si capisce come le conclusioni dell'OCSE intitolate : efficacia degli insegnanti ostacolata da mancanza di incentivi e cattivo comportamento nelle classi possano essere diventate quelle scemenze che la stampa ha diffuso nei giornali e quelle scemenze di cui la mary star si è riempita la bocca.
qui una possibile spiegazione che scagionerebbe, almeno in parte, i giornalisti. in parte, perché se fossi stata io lì, prima avrei fatto un putiferio e poi mi sarei andata a leggere tutto, ma tutto il sito dell'ocse, per sapere come stavano davvero le cose...

giovedì 18 giugno 2009

edizione della notte

leggo solo ora questo articolo su micromega e mi ritornano in mente i discorsi dei colleghi lombardi all'assemblea nazionale di ANIMAT, l'anno scorso a Bologna. dicevano, con un certo timore imbarazzato, che nelle loro scuole bisognava andare piano con certi discorsi un po' troppo politici, perché "sapete, da noi ci sono un sacco di quelli di comunione e liberazione"...
se qualcuno ha le idee poco chiare sui referendum (come me) può leggere qui un articolo molto interessante e casomai andare a vedere cosa diceva un mesetto fa nonno Giovannino Sartori (e quello che dice lui è sempre degno di ascolto...)
c'è poi una bella notizia su belpietro, che non gli farà né caldo né freddo, ma intanto mi sembra doveroso diffonderla.
e ora vado a (ri)leggere Rising Sun.
buonanotte.

mercoledì 17 giugno 2009

ancora OCSE

visto che i giornali e la Mary Star stanno sproloquiando sul rapporto OCSE Talis, tanto vale che andiamo tutti a leggercelo con calma e vediamo cosa c'è di vero...

cosa, merito?

merito è un'altra delle parole che non sopporto tanto, sinceramente, assieme alla derivata meritocrazia. mi sembrano parole di cui si abusa. si deve premiare il merito. perché? perché non si parla mai di punire il demerito? nel senso: perché mai un dipendente dovrebbe essere premiato perché fa bene il suo lavoro, o uno studente perché studia correttamente? stanno solo facendo il loro dovere! sbattiamo fuori dai piedi quelli che non fanno un cazzo, invece?

cattiva condotta

toh, guarda un po' cosa dice l'OCSE... e chissà quanto ci hanno speso! se chiedevano a me glielo dicevo gratis.

martedì 16 giugno 2009

cazzeggi (sono nel mio blog e dico tutte le parolacce che voglio)

ho finito stamattina gli scrutini, i miei figli sono al mare col loro padre, fa caldo, ho sonno e ho finito già da giorni lo stipendio. quindi: pomeriggio di navigazione a vista, in cerca di cose strambe, curiose, interessanti.
così mi sono riletta un bellissimo racconto di Asimov che mi viene sempre in mente quando sento i miei colleghi patiti per le attività laboratoriali (altra parola sulla quale stenderò un velo di pietoso disappunto) che tessono le lodi della calcolatrice. e mi sono fatta un giro nel blog di Laura a rileggere le cose che scrivevamo l'anno scorso sullo zen e l'arte dei numeri...
ma stordirsi davanti allo schermo non è servito ad allontanare i cattivi pensieri.
come diceva Gassman, ho un grande avvenire dietro alle spalle.

lunedì 15 giugno 2009

spendibilità e offerta formativa

sono due parole che si trovano per esempio in questo articolo piuttosto scemo.
la parola spendibilità viene spesso riferita al titolo di studio, tipo: un titolo di studio "spendibile". che accidenti è? cosa vuol dire che mi spendo il titolo di studio? cosa ci compro? disoccupazione? a parte che questa fissa di monetizzare sempre tutto mi fa veramente schifo, come si fa a dire che spendo la mia cultura (o la mia competenza)? al più la investo, la metto a frutto... spendere dà l'idea che la butto via, la baratto con qualcos'altro, invece deve restare mia, il mio tesoro (il mio tesssoro) e crescere.
l'offerta formativa invece è quella cosa tanto di moda con l'autonomia scolastica e che viene invocata per farcire il pof (che è una specie di dépliant pubblicitario della scuola) di un sacco di cose inutili ma che si spera attraggano glli alunni (l'utenza, della quale si parlerà) e li spingano a decidere di iscriversi. si va dal progetto benessere (educazione sessuale, conferenze contro le tossicodipendenze) al progetto gite sulla neve, al tango argentino, ai corsi di yoga... formativa? sa un po' di: come facciamo a darla via in modo che la comprino? se fosse per me ci metterei solo queste poche parole: qui si studia, e tanto.
giusto per ricordarmene, prossime parole saranno: imprenditore, stare sul territorio, utenza... e qualche altra che mi verrà in mente.

meriti e utilità

non amo particolarmente Giorgio Israel, ma mi sento quasi totalmente d'accordo con quanto scrive sul merito.
così come sono contenta che finalmente qualcuno abbia trovato il coraggio di dire che insegnare l'utile non serve a niente.
probabilmente verranno tacciate come idee di destra, da certa sinistra che ci gira intorno e ci marcia in modo losco. ma a me l'idea che veniamo valutati dai presidi a seconda di quanti progetti sul tango argentino abbiamo fatto... francamente mi ripugna.
così come sono stanca di sentirmi dire che devo spiegare a cosa serve tutto quello che spiego. le cose si imparano perché è proprio l'imparare che serve. continuiamo a pensare che dobbiamo insegnare quel che serve nel mondo del lavoro senza pensare che quando gli studenti saranno diventati lavoratori probabilmente le cose utili, finalizzate, specifiche che avranno imparato, saranno vecchie. invece uno studente che sa imparare non avrà mai problemi.
stiamo facendo morire la cultura e stiamo creando tanti piccoli automini, capaci solo di guardare la tv e avvitare sempre la stessa vite...
ma già, gli automini sono più comodi. mica pensano...

domenica 14 giugno 2009

separazione di carriere

è sempre lo scorfano a stuzzicarmi...
diciamo che nella scuola ci sono tre componenti fondamentali: insegnanti, famigie e studenti. io sono dell'idea che gli insegnanti (preparati, aggiornati e possibilmente ben pagati) debbano insegnare, le famiglie educare e gli studenti apprendere. ma non c'è apprendimento se non c'è fiducia reciproca e non c'è fiducia se non c'è rispetto. ay, there's the rub... perché il rispetto non si sa più cos'è.
e non parlo del rispetto degli insegnanti verso gli studenti, quello posso dire con serenità che c'è, in buona misura, nella quasi totalità dei casi. manca il rispetto degli alunni e delle famiglie verso noi insegnanti. con il mio DS ne ho discusso spesso: lui sostiene che il rispetto dobbiamo guadagnarcelo, meritarcelo, io sostengo che il rispetto ci è dovuto. credo che ci sia un rispetto che si deve, a prescindere, ai nostri superiori. magari la stima uno se la guadagna, l'affetto anche, ma il rispetto io lo devo al mio capo (che mi piaccia o no, magari in cuor mio posso anche considerarlo uno stronzo) e i miei alunni lo devono a me. punto. e per rispetto non intendo che si devono alzare in piedi quando entro in classe (anche se un minimo di buona educazione non guasta mai), intendo che devono fare quel che dico io (magari mandandomi in cuor loro a quel paese) e soprattutto "fidarsi" di quel che gli dico di fare. dentro al rispetto, in un certo senso, c'è la fiducia e senza fiducia l'efficacia dell'azione didattica va a farsi benedire...
parentesi: mi sono iscritta alla prima liceo nel '68, quindi sono della generazione che "contestava" (parola desueta) il potere costituito. nelle nostre lotte vi assicuro che non abbiamo mai perso questo tipo di rispetto per i nostri insegnanti, non ci saremmo mai insegnati di dire "lei non dovrebbe spiegare così, dovrebbe spiegare cosà" oppure "non deve mettere questo voto ma quest'altro"... cose che mi sono capitate, come mi è capitato di sentirmi dire da una mamma delle alunne di quella quarta: "lei e mia figlia quest'anno non vi siete prese". prese? ma io non devo prendere nessuno. io devo spiegare metematica e fine. se poi sono o non sono simpatica, sono o non sono affascinante (nel senso didattico del termine), amen. l'importante, in classe, è la mia competenza matematica, non se sono più o meno simpatica. chiusa parentesi.
andiamo avanti... che c'entrano i genitori e le famiglie?
i genitori sono entrati come componenti della vita scolastica negli anni '70, con i famosi "decreti delegati": si costituivano organi collegiali (consigli di classe, d'istituto, di circolo...) ai quali erano chiamati a far parte anche i genitori. credo sia l'esempio di come una grande conquista si possa tradurre in un fallimento. la scuola e le famiglie sarebbero dovute entrare in contatto per scambiarsi informazioni ed aiuto ma in realtà le cose non vanno più così da tempo. perché?
mi sa che c'è un rub anche qui: mi giudicate troppo di parte se dico che nel frattempo è arrivato lo psiconano e che ci ha rincoglioniti tutti?
quanto ha contato la tv commerciale con il suo contorno di veline, ruote della fortuna e mariedefilippi, nel formarsi e affermarsi di una (non)cultura basata sul successo facile, sul disprezzo per il sapere, per il guadagnarsi il pane col sudore della propria fronte? quanto ha contato nell'affermarsi dell'idea che se non sei "furbo" e non hai un sacco di soldi non vali nulla? e chi siamo noi insegnanti? tutto l'opposto: pochi soldi, molta fatica (checché ne pensino i più), sacrifici e cultura. e chi ha rispetto per noi, ormai?
e se non bastasse il rincoglionimento mediatico, c'è il fatto che la famiglia è andata a farsi friggere. non c'è più, dietro all'alunno, una famiglia che spera nella promozione sociale del proprio figlio attraverso la cultura. c'è piuttosto una famiglia che manda il figlio a scuola come se fosse un centro di permanenza temporanea. non c'è più una famiglia che delega alla scuola l'istruzione, ora si delega l'educazione, perché in famiglia non c'è più tempo, o voglia, di darla. e l'istruzione è un optional, neanche troppo appetibile (tanto dobbiamo prepararli al mondo del lavoro, o ma fare le veline, magari...)
la famiglia pretende che sia la scuola ad educare, che avvisi costantemente dell'andamento didattico e disciplinare del suo figliolo, salvo poi mettere costantemente il naso in questioni didattiche che non le competono. ecco, tutto questo è sbagliato. questo scambio di ruoli non è affatto efficace e non è nemmeno "etico".
così le regole vanno a farsi friggere, assieme al rispetto. ma i ragazzi hanno bisogno di regole, a maggior ragione se non ne trovano in casa. mia sorella (insegnante elementare della vecchia scuola, ora in pensione) dice. "i bambini non sono automobiline che puoi lasciar correre senza freni in autostrada. sono treni e hanno bisogno dei binari".

sabato 6 giugno 2009

scelte

il moroso di mia figlia (la piccola) ha votato per la lega. non per una convinzione personale fortissima ma perché suo papà e sua mamma votano lega e quindi l'ha fatto anche lui. ora, non so bene se sia più sciocco e infantile votare lega o farlo perché lo fa tuo padre, certo è che da più di mezzora i due stanno litigando al cellulare, perché grazie al cielo mia figlia la pensa diversamente. e non gli sta rinfacciando il voto per quella parte politica (rispetterebbe le sue idee pur non condividendole, avrà pur imparato qualcosa... ) ma il non aver ragionato con la sua testa.
sono fiera di come la pensa Nichi, anche se la sua intransigenza deve un po' smussarsi. quello che non capisco è il suo rapporto (che dura ormai, se pur burrascosamente, da due anni) con questo... bambino. pur essendo un caro ragazzo è talmente infantile che a volte non lo distinguo da Paolo, che ha solo 15 anni, con la differenza che Paolo è mio figlio e lo sopporto quando ha i suoi momenti "de mona", ma lui no, finisce per darmi davvero sui nervi.
qualche settimana fa Nichi mi ha chiesto come la pensavo e ho fatto la sciocchezza di dire la verità (a mia parziale discolpa devo dire che a casa nostra la verità viene prima di tutto). non è andata male, nel senso che lei ha capito il mio punto di vista, non si è offesa, anzi, concordava con qualche mia "rimostranza".
non so mai se devo tacere o parlare. non so mai se quel che io penso è "tarato" da quel che ho vissuto o se riesco ad essere ancora obiettiva. non so se il fatto di vedere, nei morosi delle mie figlie, tante somiglianze con l'ex sia una cosa "vera" o una cosa che sta solo nella mia testa...

venerdì 5 giugno 2009

sospesi anche loro

la mia scuola è malata.
ok: la Scuola è malata, ma la mia temo lo sia un po' più della norma.
ho già parlato dei miei studenti, arroganti e presuntuosi, ma la settimana scorsa due miei colleghi non hanno trovato di meglio da fare che picchiarsi in corridoio davanti a studenti e altri insegnanti allibiti.
uno dei due è un emerito imbecille, che forse farebbe bene a trovarsi un altro lavoro, anche perché non fa certamente il bene degli studenti, anzi. dall'altro non mi aspettavo un comportamento simile ma pare che ci fosse fra i due della vecchia ruggine, qualche questione irrisolta... insomma è finita a pugni: tutti e due al pronto soccorso.
caso vuole che il collega imbecille scriva in un forum abbastanza seguito ed abbia pubblicato un lungo post che ha avuto largo spazio anche sui giornali. noi che lo conosciamo e sappiamo come (non) lavora abbiamo letto quello che ha scritto come un bel tentativo di autoassoluzione, un bel tema su un bel film che lui si è fatto ma che non è né vero né sincero. dal di fuori, giornali e varia umanità (basta leggere i commenti) ne stanno facendo un martire.
oggi a scuola c'era l'ispettore del ministero incaricato di indagare... già si parla di sospensione dal servizio, forse di trasferimento d'ufficio.
a parte il fatto che non mi sembra meritino entrambi la stessa pena, anche se sono entrambi colpevoli (ma dovrei scendere in particolari un po' sordidi, per spiegare il perché), stavo pensando al prof sospeso perché (pare) ha chiesto ai suoi alunni se volessero fare religione o una materia alternativa... mi domando se le cose stiano proprio come ce le raccontano.
resta il fatto che l'insegnamento della religione cattolica (così si chiama: IRC) viene condotto quasi sempre in modo approssimativo (quando non peggio) da insegnanti approssimati (quando non peggio) e che ritengo sia una vergogna in una scuola laica di uno stato laico.

giovedì 4 giugno 2009

i tigli

sono tornati a fiorire i tigli. di sera si sente il loro profumo. la scuola sta per finire.
vicino a tutte le mie scuole ci sono sempre stati dei tigli, ma quelli che ricordo con uno struggimento dell'animo sono quelli del liceo, a Treviso... sarà perché erano gli anni attorno al 68, sarà perchè di anni ne avevo 18 o giù di lì, ma quando ci penso...