giovedì 29 aprile 2010

dentro la famiglia

scrive oggi Lidia Ravera sull'Unità:

Chiunque sia sopravvissuto alla sua infanzia», diceva Flannery O’ Connor, grande narratrice nordamericana del sud, «ha di che scrivere un romanzo«. Era cattolica, appassionatamente credente, eppure lo vedeva, il male annidato nelle relazioni famigliari. La contiguità coatta, la reciproca dipendenza... e quel vedersi da vicino, tutti i giorni, che impedisce di illudersi sulle perfezioni dell’altro. La famiglia, spesso, è il luogo fisico della massima sciatteria relazionale: non ti trucchi e non ti vesti e non cerchi la luce migliore, per cenare con tuo marito. Non ascolti e non parli con i tuoi figli come parli e ascolti un’amica. Non metti in atto strategie seduttive, non dai il meglio di te. Il fatto che i genitori non te li sei scelti, che «ti sono capitati», spinge spesso i giovani a considerare quelli famigliari come rapporti gratuiti, per i quali non c’è bisogno di sforzarsi, di ricambiare favori o di provare gratitudine. Il fatto che i figli sono «tuoi» spinge spesso gli adulti a privilegiarli acriticamente, a esaltarli, a negare difetti e problemi per fare bella figura. Potrei continuare. Il primo gesto politico della mia vita è stato, nel mio liceo occupato, nel 1968, un seminario dal titolo «contro la famiglia». Niente di personale, ma l’ho sempre considerata un «luogo a rischio». Anche in assenza di patologie. Negli ultimi anni, poi, la faticosa normalità cede spesso alla violenza. Dicono che succedeva anche prima, ma adesso se ne parla. Se ne parla, infatti, ma quando è troppo tardi. Quando uomini spaventati dall’affermarsi della libertà femminile usano pugni, calci, coltelli e fucili contro le donne che non li vogliono più. Quando padri, fratelli, mariti esercitano sul corpo di figlie, sorelle, mogli un diritto che non esiste: prendersi un piacere non reciproco. Bisogna guardarci dentro, alla famiglia. Scoprire che cosa contiene. Quali affetti, quali malattie. Senza retorica.
 
credo che dovrei farlo anch'io...

domenica 18 aprile 2010

viaggi nello spaziotempo

ci sono momenti in cui un suono, un odore, un'immagine qualunque, ti fanno entrare in un'anomalia dello spazio-tempo, e improvvisamente sei in un altro luogo, in un altro tempo. non è che semplicemente ti ricordi di qualcosa, vivi effettivamente per alcuni secondi da un'altra parte.
l'altro giorno mi è capitato: ero in classe e stavo giustificando un alunno entrato in ritardo e improvvisamente mi sono trovata in un'altra classe, la mia classe di quinta liceo, maggio del '73 credo, a giustificarmi con la prof di matematica per essere arrivata in ritardo... mi stava rimproverando e non voleva farmi entrare e io, stufa delle sue continue vessazioni, mi sono permessa di risponderle che in fondo anche lei arrivava in ritardo, a volte, e che quella mattina avevo avuto dei problemi (dei quali non mi ricordo prorpio) e che insomma facesse quello che voleva ma che non lo trovavo giusto. poi sono uscita a farmi consolare dalla bidella. dopo un po' la prof è venuta a chiamarmi e, ostentando magnanimità, mi ha fatto entrare in classe. da quel giorno ha smesso di tormentarmi. 

per qualche secondo sono tornata nella mia scuola, con i miei compagni di classe, nel languido maggio trevigiano, e l'emozione di essere di nuovo lì mi ha fatto venire un groppo in gola. 
dico spesso che non tornerei indietro a rivivere la mia adolescenza, nemmeno per tutto l'oro del mondo. avere di nuovo sedici anni? diciotto? con tutte le paturnie che mi facevo perché mi chiamavano brufolo Bill? no grazie.
però lì, in quel momento, tornerei. mi sentivo al sicuro con i miei compagni di classe, sentivo di avere degli amici, sentivo di far parte di un gruppo, erano (lo sono ancora) persone speciali con le quali avevo un rapporto speciale. e anche adesso, dopo quasi quarant'anni, quando ci ritroviamo riusciamo a parlarci senza imbarazzi, ritroviamo la stessa confidenza di allora... 
lì, in quel momento, tornerei. a rivivere il mio entusiasmo e la consapevolezza di avere tanti progetti in testa, di poter ancora plasmare la mia vita, di avere ancora tante scelte da fare e il tempo per farle...
lì, in quel momento, tornerei. e prenderei da parte lui e gli direi quello che provo. e aspetterei di vedere come va a finire.

mercoledì 14 aprile 2010

c'è donna e donna

guardo i giornali, prima di andare a letto e faccio un balzo sulla sedia con le ultime trovate della marystar.
non ci credo, non posso crederci...

fortuna che poi mi consolo con un altro tipo di donna...

domenica 4 aprile 2010

salti da grillo

faccio outing: ho cominciato a pasticciare con internet iscrivendomi ad uno dei meetup di grillo. è stata un'esperienza gratificante che mi ha fatto conoscere persone meravigliose (con qualcuno ho iniziato un'amicizia che dura ancora) e mi ha fatto uscire dal guscio di dolore nel quale ero sprofondata. era l'inizio dell'esperienza del meetup e le cose erano molto diverse da ora: non c'erano ambizioni politiche, c'era una gran voglia di capire cosa non andava bene, di cambiare le cose dal basso, a cominciare da noi stessi, di convincere le persone informandole, si organizzavano conferenze lottando per trovare qualcuno che ci affittasse una sala, stampavamo volantini con mezzi di fortuna... il primo v-day è stato esaltante, con la gente che faceva la coda per firmare anche sapendo che avevamo finito i moduli vidimati, solo per esprimere la propria indignazione. ma le cose stavano già cambiando: qualcuno si stava facendo prendere dalla magia del fare, voleva statuti, votazioni, decisioni e adeguamento alle decisioni.  grillo cominciò a spingere la gente a farsi avanti nelle amministrazioni comunali. e certa gente non aspettava altro.
ho sempre sostenuto che non era quello il nostro ruolo, non era per quello che avevamo cominciato: avremmo dovuto piuttosto sbugiardare i candidati poco candidi e sostenere quelli onesti, ma la mia è diventata rapidamente una opinione di minoranza: la magia del fare è potente ed ha contagiato rapidamente tutti.
dei meetuppari della prima ora è rimasto poco: io ho cercato di resistere continuando a sostenere le mie idee, ma alla fine ho mollato...
ora dicono che i grillini hanno rubato voti alla sinistra e hanno contribuito alla sconfitta dei candidati di centrosinistra. e probabilmente è vero. ma la sinistra non si è accorta che le nostre istanze non erano campate in aria, erano istanze comuni a molte persone. chiedere che un candidato non sia né indagato né tantomeno condannato, è una cosa fondamentale; chiedere che ci si occupi di risparmio energetico è per lo meno doveroso; occuparsi di una gestione dei rifiuti rispettosa per l'ambiente è altrettanto importante; avere accesso alla rete nel modo più semplice ed economico per tutti non è una richiesta da marziani; chiedere una informazione libera dall'influenza  del potere è un bisogno elementare...
perché la sinistra non ha ascoltato queste richieste e ha permesso che molti, a cui queste richieste stanno a cuore, votassero per i grillini?
non so come andrà a finire ma è certo che invece di spezzettarsi bisognerebbe unirsi. ma unirsi davvero onestamente. tre anni sono pochi ma potrebbero bastare a rifondare una sinistra che ormai fa acqua da tutte le parti. anche con i grilli, non contro di loro, così come con il popolo viola. tre anni devono bastarci, se non vogliamo che questa maggioranza si attacchi a tutto e tutti, portando il marcio ovunque, senza che si possa più tornare indietro.



pasqua a casa

oh, finalmente da sola! figlio, figlie e morosi sono fuori dai piedi e io mi godo la pace a casa. ultimamente sono diventati un po' invadenti, sono sempre qui, tutti i pomeriggi e le sere, a farmi compagnia probabilmente, secondo loro... in realtà io starei bene anche da sola, a guardarmi annozero o la gabbanelli senza le loro chiacchiere di sottofondo. finisce che mi sento ospite a casa mia. che è diventata un po' un albergo, in finale: vengono i morosi, si fermano a cena, a dormire... per carità, sono io che ho incoraggiato questo comportamento dicendo che preferivo averli a casa piuttosto che in giro chissà dove... ma accidenti, quel che è troppo è troppo. 
che poi mi sento davvero un po' spaesata: per quanto io li ami tantissimo, sono ragazzi e si comportano da ragazzi, e il mio desiderio di avere attorno adulti normopensanti rimane un  po' frustrato... insomma vorrei parlare anche con degli adulti di cose da adulti. chiedo troppo?

venerdì 2 aprile 2010

senza parole

ricominciamo

sono ancora qui.
frastornata, stanca, dolorante, ma sono qui. e qui mi tocca restare.
basta frignare. ce l'abbiamo nel culo per un altro bel po'. impariamo a sopravvivere. un giorno cambierà. forse. se saremo abbastanza forti per respirare fuori dalla merda.