quando ero piccola avevo problemi con le tonsille. le frequenti infezioni mi avevano portato a soffrire di reumatismi, tachicardia e soprattutto febbriciattole costanti: qualche linea che cominciava ad affliggermi in novembre e se ne andava in primavera. finiva che stavo a casa da scuola per quasi tutto l'inverno, tanto che la mia (unica, allora) maestra dovette truccare il registro delle assenze per non farmi perdere l'anno. ho un vivo ricordo di queste permanenze forzate a casa... per un po' passavo il tempo a giocare con le bambole, venivano le mie amiche a trovarmi, mi godevo le coccole da malatina. poi mi stufavo. e cominciavo a spulciare fra i libri di mio padre e leggevo.
casa mia è sempre stata un mondo a parte, riguardo ai libri. ne avevamo a centinaia, erano ovunque, persino in cucina. in salotto e nello studio c'erano due librerie enormi, che papà si era fatto fare su misura da un falegname. quando arrivavano i rappresentanti delle case editrici (che allora spesso vendevano porta a porta) mia mamma si metteva le mani nei capelli ma papà aveva le bave alla bocca. non spendeva per nulla salvo che per i libri, i francobolli, le sigarette e la Settimana Enigmistica. credo che l'aggettivo "libridinoso" sia stato inventato per lui. ha trasmesso questo amore, questa passione, anche a noi tre suoi figli e io sto facendo di tutto per trasmetterlo ai miei. con ottimi risultati, per ora.
per cui leggevo... anche le enciclopedie, anzi, soprattutto quelle. l'amore per la lettura, per la ricerca, per la conoscenza, credo mi sia nato così, e non mi ha più abbandonata. internet ora è il paese dei balocchi, per me... sono sicura che lo sarebbe stato anche per mio padre, anche se credo che sarebbe rimasto sempre affezionato, come me, alla carta stampata...
insomma ho letto, ho curiosato, mi sono riempita di "saperi" così tanto che ora i mie figli mi chiedono qualunque cosa, su qualunque argomento, sicuri del fatto che darò loro la risposta giusta. e la cosa curiosa è che di solito è così...
Paolo mi chiama "le so... tutte!". Nichi mi usa come dizionario vivente. Giulia invece tempo fa (dopo l'ennesima domanda strana alla quale avevo risposto correttamente) mi ha guardata scuotendo la testa e dicendo perplessa: "come farò con i miei figli? quando mi chiederanno qualcosa non saprò dare tutte le risposte che tu ci hai sempre dato..."
la cosa mi ha riempita di orgoglio, ovviamente, ma mi ha anche fatto riflettere su quello che i nostri figli (e i nostri studenti) "sanno".
va bene: ho letto tanti libri, ma non ho imparato tutto lì... ero una bimbetta di otto, forse dieci anni, non ero un genio. non sarà la scuola ad essere cambiata?
(continua...)
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