insomma Veronica ha chiesto 3.5 milioni di euro al mese di alimenti (Gilioli ne dà una personale interpretazione, che fose non è del tutto sbagliata).
fin troppo facile dirle brava, spremilo, fagliela pagare. e non so se più per la condivisione dell'essere una moglie tradita e sposata ad un imbecille o per l'identità dell'ormai ex in questione. certo che chiunque riesca a dare del filo da torcere a bellachioma ha la mia comprensione totale.
ma pontitibetani pone una questione di dignità che non mi sembra secondaria e che mi tocca da vicino: meglio spennarlo il più possibile o essere superiori e non pretendere nemmeno una lira, da uno così? ecco, non so... ma mi ha fatto pensare.
al momento sono nella condizione di quella che ha cercato di essere superiore. lui prima di andarsene ha detto non ti farò mancare nulla, ma qualche mese dopo, alle mie prime richieste, aveva già cambiato idea e propendeva per il ti rovino, ti distruggo. e se n'è andato perchè aveva un'altra. ok, forse l'altra se l'è trovata perché io non gli davo più quello che voleva da me. ma perchè io ero cambiata? forse perché anche lui aveva qualche problema?
mi fermo, la storia della mia vita non è argomento di questo post, ne ho già scritto in altri. era solo per dire che le colpe sono di certo equamente distribuite, ma i problemi fra due persone non si risolvono in tre... lui se n'è andato, io sono rimasta, con i figli, con i problemi, con un futuro negato. almeno il futuro che avevo immaginato. e con un passato da dimenticare.
nei venticinque anni precedenti ci eravamo equamente distribuiti i compiti: lui pensava alla sua carriera e io facevo tutto il resto. non è (del tutto) una battuta. andava bene così. era una scelta condivisa: il mio lavoro di insegnante non mi avrebbe permesso una grande carriera, il suo poteva portarlo a diventare ordinario. cosa che è accaduta. anche perché c'ero io che risolvevo i problemi di tuti i giorni e lo lasciavo libero di impegnarsi completamente nel lavoro. mi andava anche bene, sapevo che il suo stipendio sarebbe aumentato, che io avrei potuto anche lavorare part time, dopo un po', la sicurezza nel futuro c'era, i disagi sarebbero stati temporanei. e difatti... non appena diventato ordinario, se n'è andato. e io adesso che devo dire?
la mia dignità è più rispettata se rifiuto ogni sostegno (per me, intendo) o se pretendo che i miei sacrifici siano ripagati? ne faccio solo una questione di soldi? non mi fa un po' schifo metterla così?
sì, mi fa schifo, ma non ho capitali all'estero e non mangio pane e gloria. e allora, non è giusto che io abbia una qualche ricompensa per quello che mi aspettavo? non è proprio questo un affermare la mia dignità di donna che non può accettare di essere stata usata fin che faceva comodo e poi buttata quando non era più una bella bambolina che puliva, stirava e badava ai figli senza fiatare?
allora, siccome non è ancora tutto definitivo, quando sarà il momento chiederò che ci sia qualcosa anche per me, per quello che mi spetta di diritto. per i sacrifici che ho fatto (volentieri) e che pensavo sarebbero stati ripagati con l'amore e la vicinanza della persona che amavo.
non ho la possibilità di ricominciare nulla, sono quasi vicina alla pensione. e la mia sarà misera.
quindi, grazie veronica, mi hai dato una buona idea.
fin troppo facile dirle brava, spremilo, fagliela pagare. e non so se più per la condivisione dell'essere una moglie tradita e sposata ad un imbecille o per l'identità dell'ormai ex in questione. certo che chiunque riesca a dare del filo da torcere a bellachioma ha la mia comprensione totale.
ma pontitibetani pone una questione di dignità che non mi sembra secondaria e che mi tocca da vicino: meglio spennarlo il più possibile o essere superiori e non pretendere nemmeno una lira, da uno così? ecco, non so... ma mi ha fatto pensare.
al momento sono nella condizione di quella che ha cercato di essere superiore. lui prima di andarsene ha detto non ti farò mancare nulla, ma qualche mese dopo, alle mie prime richieste, aveva già cambiato idea e propendeva per il ti rovino, ti distruggo. e se n'è andato perchè aveva un'altra. ok, forse l'altra se l'è trovata perché io non gli davo più quello che voleva da me. ma perchè io ero cambiata? forse perché anche lui aveva qualche problema?
mi fermo, la storia della mia vita non è argomento di questo post, ne ho già scritto in altri. era solo per dire che le colpe sono di certo equamente distribuite, ma i problemi fra due persone non si risolvono in tre... lui se n'è andato, io sono rimasta, con i figli, con i problemi, con un futuro negato. almeno il futuro che avevo immaginato. e con un passato da dimenticare.
nei venticinque anni precedenti ci eravamo equamente distribuiti i compiti: lui pensava alla sua carriera e io facevo tutto il resto. non è (del tutto) una battuta. andava bene così. era una scelta condivisa: il mio lavoro di insegnante non mi avrebbe permesso una grande carriera, il suo poteva portarlo a diventare ordinario. cosa che è accaduta. anche perché c'ero io che risolvevo i problemi di tuti i giorni e lo lasciavo libero di impegnarsi completamente nel lavoro. mi andava anche bene, sapevo che il suo stipendio sarebbe aumentato, che io avrei potuto anche lavorare part time, dopo un po', la sicurezza nel futuro c'era, i disagi sarebbero stati temporanei. e difatti... non appena diventato ordinario, se n'è andato. e io adesso che devo dire?
la mia dignità è più rispettata se rifiuto ogni sostegno (per me, intendo) o se pretendo che i miei sacrifici siano ripagati? ne faccio solo una questione di soldi? non mi fa un po' schifo metterla così?
sì, mi fa schifo, ma non ho capitali all'estero e non mangio pane e gloria. e allora, non è giusto che io abbia una qualche ricompensa per quello che mi aspettavo? non è proprio questo un affermare la mia dignità di donna che non può accettare di essere stata usata fin che faceva comodo e poi buttata quando non era più una bella bambolina che puliva, stirava e badava ai figli senza fiatare?
allora, siccome non è ancora tutto definitivo, quando sarà il momento chiederò che ci sia qualcosa anche per me, per quello che mi spetta di diritto. per i sacrifici che ho fatto (volentieri) e che pensavo sarebbero stati ripagati con l'amore e la vicinanza della persona che amavo.
non ho la possibilità di ricominciare nulla, sono quasi vicina alla pensione. e la mia sarà misera.
quindi, grazie veronica, mi hai dato una buona idea.
Bellachioma...non ci voglio neanche pensare. A me le cifre troppo alte fanno venire il mal di pancia, se penso poi alla provenienza li manderei a quel paese tutti e due. Come si fa a liberarsene?
RispondiEliminaA proposito di te, non vedo francamente come darti torto. Se non è capace di arrivarci da solo, forse non è male che qualcuno glielo ricordi. E non è solo per te, è anche per tutte le altre donne che scelgono -per quanto sia ingiusto- di rinunciare a qualcosa per un obiettivo comune. Anch'io, arrivata ad un certo punto, ho scelto (di restare in Italia, di fare figli, di cambiare lavoro). Magari mi sarebbe andata male, comunque la scelta l'ho fatta perché eravamo in due, e c'era un progetto. Se ora mi trovassi da sola, con i figli e una vita che forse non avrei voluto, lo pretenderei eccome un risarcimento. Anche simbolico, come sarebbe nel mio caso (anche se, per mia fortuna, il progetto è ancora in piedi).
questione di dignità? non cara lucia, qui non è questione di dignità, ma di GIUSTIZIA. avevate un progetto. il progetto è andato a farsi benedire. va bene, capita. ma per quel progetto TU hai rinunciato a delle cose e lui è quello che è grazie a te. in fondo, se il progetto personale è fallito, quello lavorativo è andato in porto. quindi, onori ed oneri vanno equamente divisi. la tua parte ti spetta, eccome. e non cedere di un passo.
RispondiEliminaQuoto lanoisette, assolutamente.
RispondiElimina/graz
sul personale non ci posso metter becco, sulla misura di un progetto che va a monte, sulle responsabilità che non si sono assunte ... come si fa ...
RispondiEliminainfatti la legge alla fine tutela le donne che si trovano a dover tirare avanti dopo un progetto fallito, le tutela da un gioco "scorretto" e iniquo.
ma credete che la signora lario sia una vittima, o è vittima in quanto donna a prescindere?
e non ci sono matrimoni in cui la vittima è anche l'uomo?
è questa la chiave di lettura che proponevo, è questo il piano della dignità che sollecitavo.
è chiaro poi che una situazione come la tua, lucia, dice altro di quest'uomo che prende e non da ... in questo caso la dignità sta ne restituire una equità anche economica. e su questo non si può dire nulla ...
La signora Lario una vittima???
RispondiEliminaIo non credo che si possa essere vittime a prescindere, solo per genere di appartenenza. Monica, chiediti: ma tu saresti stata sposata a uno così?
Poi, certo, ci sono anche matrimoni in cui la vittima è un uomo...
Monica, quando ho cominciato a pensare alla separazione sono andata da una avvocato matrimonialista (o dovrei dire 'separatista' ??) per capire da che parte cominciare. Lei ad un certo punto mi chiese quanto guadagnava mio marito e ricordo che io risposi 'circa 3 milioni' al che lei replicò 'be possiamo arrivare a chiedere 1,8-2 milioni'. Io inorridii e pensai che se questo era il tenore del consiglio e se qualcuna le dava retta eccerto che poi si arriva a scannarsi e pure che esistono mariti vittime!!
RispondiEliminaCirca madama Lario non ne voglio sapere, già detto.
/graz
@lgo sposata a silvio????????? bleaaaaaaaaach! men-che-mai-dargli mezzo figlio ...
RispondiElimina@graz quando mi sono separata sono andata con il mio ex da una ass sociale al consultorio, e insieme a lei che ci ha fatto da consulente, abbiamo scritto l'atto da presentare al tribunale (costo 50E più altr 100E di varie robe tipo marche da bollo e cose simili), definendo l'affidamento della bimba, auto, casa etc etc.
ovvio che l'intervento (in consultorio) è stato gratuito ma lei è stata brava a smussare gli spigoli, e a tutelare soprattutto la bimba.
il divorzio? per economizzare, abbiamo usato un servizio on line (!!) che riduce ulteriormente i costi.
ma in generale davvero non voglio portare avanti nessuna battaglia contro il mantenimento alla moglie ma solo proporre anche altre riflessioni. non mi va e non voglio toccare corde delicate, ma ampliare il discorso sulla questione femminile, che sto facendo sul blog ... spero di riuscirci!
:-) monica
Rigorosamente IMHO: per una donna il matrimonio non è mai una grande idea, soprattutto se ci tiene all'autonomia e a continuare a esistere in prima persona: Se quando arriva il matrimonio, di solito, arrivano anche le rinunce "in nome del progetto di coppia", che quasi sempre è un progetto che implica sostanziose rinunce per la moglie e vantaggi per il marito.
RispondiEliminaSotto questo aspetto ho sempre trovato preferibile la convivenza, reversibile come un guanto, che aiuta molto meglio a rispettare i propri spazi e la propria vita. Se c'è una convivenza, al momento della separazione le questioni economiche e pure quelle sociali si risolvono comodamente nel tempo di una cena al ristorante cinese e dopo resta pure il tempo per andare al cinema - e non si spende una lira di avvocati.
Per vari motivi (soprattutto la presenza di figli, che spesso si tende a dimenticare che non sono solo della madre) ci si sposa. A quel punto si accettano una serie di doveri e di diritti (sanciti dalla legge) e spesso anche molte rinunce e limitazioni su cui la legge non apre bocca non avendo nulla da dire.
La dignità è un concetto del tutto personale. Se pensi davvero che il tuo matrimonio non ti abbia limitato in alcun modo, beh, allora non è giusto chiedere soldi solo perché lui è in grado di darteli. Se ci sono state delle rinunce (e, ragazzi, a sposare certa gente le rinunce ci sono eccome. Nel caso della Lario, pensate solo alla sortita che quell'uomo ha fatto all'inaugurazione del semestre europeo, e tu sei sua moglie davanti a Dio e agli uomini!) si chiede, e si pestano ben bene i piedi finché non si ottiene in misura congrua ed adeguata. La dignità, per come la vedo io, non contempla d'ufficio il concetto di "becca e bastonata".
Murasaki
benvenuta Murasaki! credo che quello che dici, IYHO, sia giusto, anche se non condivido molto (ma credo che tu sia, almeno un po', ironica) la questione matrimonio vs convivenza... anche la convivenza può costituire un impegno forte e anche il matrimonio può essere disimpegnato. se poi uno vuol cambiare uomo (o donna) ogni qualche settimana, allora è tutto un altro discorso (e non ha la mia disapprovazione). insomma, il progetto comune ci può essere in ogni caso, e la fregatura anche. fregatura che, in generale, è tutta di noi donne, a prescindere, perché questo progetto comune prevede in generale che uno dei due coniugi (o conviventi) deve sacrificare la carriera lavorativa e badare ai figli in modo prevalente. e a chi tocca farlo? a noi, che siamo gli angeli del focolare e che siamo le più bistrattate in ambito lavorativo.
RispondiEliminacon questo rispondo anche a Monica: sì, la donna è vittima a prescindere, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. la signora Lario credo faccia storia a sé, però. intanto deve aver avuto un bel coraggio a sposare uno così: o era cretina (e non mi pare) o ha capito bene con chi aveva a che fare e ha scelto di prenderselo comunque. ora ha il patrimonio dei figli da difendere, più che la sua
dignità, mi pare...
sempre a Monica: avevo capito che il tuo discorso era un altro, più generale, per questo ho scritto di qua: il mio era personale e non volevo invadere il tuo spazio... :-)