giovedì 25 febbraio 2010

una testa da cambiare

di nuovo Lidia Ravera:
Fa paura, ormai, leggere i giornali. È una specie di «paura del mattino», paura delle luce, come, da bambini, si aveva paura del buio. È paura di sapere, paura di capire, di vederci chiaro. Ogni giorno si allarga il fronte scandaloso delle frodi, delle tangenti, delle alleanze segrete fra classe dirigente e malavita. Ogni giorno, mentre la maggioranza degli italiani deve affrontare, in una almeno delle sue molte ricadute personali, una contingenza negativa come la crisi economica, una esigua minoranza di italiani, si infila in tasca milioni di euro. Illegalmente. Si sa che i più forti, i più furbi, quelli nati nelle famiglie più forti o più furbe, i più aggressivi i più ambiziosi i più avidi i più determinati raggiungono posizioni prestigiose e gli altri vanno a coprire incarichi più bassi, più intercambiabili, magari essenziali alla comunità ma meno speciali, meno qualificanti. Diamo pure per scontato che un manager, un senatore, un amministratore delegato e un direttore generale guadagnino 100 mentre un operaio guadagna 5 e un impiegato 10. Ma non diamo per scontato che quel 100 non sia mai sufficiente a chi lo intasca, che diventi la base per avere mille, un milione, un miliardo. La forbice della diseguaglianza, sotto la spinta della disonestà, si è aperta fino a una dismisura insostenibile, il tessuto sociale si sta lacerando. Fra chi si compra una Bmw, una Ferrari, una jaguar, una audi e due yacht e chi ha problemi a pagare il mutuo di due camere e cucina perché qualcuno in famiglia ha perso il lavoro, è difficile qualsiasi forma di convivenza. Se Bmw Ferrari eccetera sono state comprate con soldi rubati, poi, la convivenza fra chi ha e chi non ha, diventa impraticabile. Resta soltanto una possibilità: amputare, coraggiosamente e radicalmente, la parte infetta dal corpo sociale. Purtroppo si tratta della testa. È questo che ci fa davvero paura.

e di nuovo non ho nulla da aggiungere.

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