lunedì 24 marzo 2008

olimpiadi


ripensandoci, credo proprio che non dovremmo andare alle olimpiadi, o che almeno dovremmo cercare di boicottarle in qualche modo...

3 commenti:

  1. Scusa non sono d'accordo: non dovremmo boicottare le olimpiadi, ma tutte le aziende italiane che investono in Cina, delocalizzando là, dove si può tranquillamente sfruttare la gente in modo totalmente disumano, dove ogni giorno sorgono centinaia di rivolte popolari, per lo più represse con la forza... in fondo quanto stanno facendo in Tibet non è poi tanto diverso da quanto fanno a casa loro...

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  2. questo è sottinteso...
    ma il problema è complesso: la delocalizzazione va combattuta perché genera sfruttamento. d'altra parte costituisce spesso, per le popolazioni locali, l'unica fonte di reddito e l'unico modo di ottenere qualcosa di simile al modo di vita "occidentale" (che purtroppo solo per noi occidentali che ce l'abbiamo costituisce un fastidio. per le popolazioni che si affacciano ora nella "società dei consumi" è solo il bengodi). non si può andare a dire ai cinesi: non fatevi sfruttare, bisogna che loro capiscano di doverlo dire. ma per questo ci vorrà tempo... non si fanno le lotte di classe in due minuti. d'altra parte guarda che i notri rapporti con la Cina sono importanti anche per quello che i cinesi comprano da noi. se il Dalai Lama non è stato ricevuto dalle nostre Istituzioni è perché avevamo paura di perdere commesse, non mercato...

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  3. Ciao Lucia,
    sono d'accordo con te su quasi tutto.
    Tieni presente che le rivolte popolari e gli scioperi in cina sono circa 130.000 l'anno, contro il governo e contro lo sfruttamento. Dire che i cinesi non abbiano ancora capito che devono alzare la testa per far sì che quel capitalismo sfrenato da cui sono governati, mascherato da comunismo, cambi, mi sembra un po' forzato.
    Ricordiamoci che la folla ha ben poche possibilità di manifestasre pacificamente: vi passano sopra con i carriarmati. Ricordiamo che hanno poche possibilità di conoscere quanto avviene nel resto del mondo attraverso internet: hanno il più grande firewall di stato esistente.
    Per quanto sia meglio per il singolo e per il "momento" avere la pancia piena ed essere schiavi, piuttosto che essere liberi ma morire di fame, non possiamo continuare a foraggiare in questo modo quel sistema, che esiste solo in virtù dei nostri finanziamenti.
    Io ho l'impressione che di pressioni internazionali serie non si abbia alcuna intenzione di attuarle... forse noi consumatori però qualcosa lo potremmo fare, no?
    Comprendo benissimo, per la nostra stessa sopravvivenza, che non si possano chiudere totalmente i rapporti, ma insomma...
    Certo dobbiamo comunque stare ad una cosa: la cultura non è esportabile come vorrebbero fare gli americani... e comunque non mi permetterei di fare assurgere la nostra alla migliore... Però non ci si può neanche nascondere dietro a questo e non reagire in nessun modo, come di fatto mi sembra si stia facendo.
    Dicevi: il problema è complesso... d'accordo.
    Scusa i pensieri confusi.

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