in famiglia (beh, io e i miei figli, insomma, il mio branco senza maschio alfa) viviamo un po' in simbiosi, un po' troppo, forse. tutti ci accorgiamo empaticamente degli umori dell'altro e non riusciamo a fregarcene. vogliamo sapere che c'è, perchè uno ha il muso, perchè non sorride.
mi sembra naturale che una madre legga nell'animo dei suoi figli come in un libro aperto , ma che succeda il contrario è un po' più insolito.
l'altro giorno Nichi "ha sentito" che ero in ansia e mi ha chiesto cos'avevo. d'impulso il mio malessere si è svelato nelle mie parole: mi sento in trappola. non mi ero resa conto di sentirmi così, la frase mi è venuta spontanea, quelle cose che dici senza pensare, quelle parole che escono da sole e che vorresti subito riprendere, non averle mai dette. cosa sto dicendo? perché in trappola? e cosa vado a dire a mia figlia che ha già i suoi problemi? ma ormai erano lì, quelle parole e ho dovuto spiegarle, perché Nichi ha la testa dura, e poi studia psicologia...
così mi sono resa conto che è vero: mi sento proprio in trappola, chiusa in un angolo senza possibilità di fuga, senza prospettive di cambiamento.
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